PREMESSA
Il 9 novembre 1971 una formazione di aerei da trasporto C130 dell’Aeronautica Militare
britannica, decollava dall'aeroporto di PISA diretta in SARDEGNA con a bordo 406
paracadutisti della FOLGORE” impegnati in una importante esercitazione.
Uno di questi aerei non giungeva alla meta: sprofondava in mare di fronte a LIVORNO,
nelle secche della MELORIA. Nessun superstite: 6 aviatori britannici e 46 paracadutisti
della “FOLGORE” caduti nell’adempimento del dovere. Di questi, 44 erano ragazzi di
vent’anni, che avevano scelto di fare il servizio di leva nei paracadutisti.
Avevano recentemente ultimato l'addestramento di base alla Scuola Militare di
Paracadutismo, conseguendo l’abilitazione al lancio e si apprestavano, ora, all'attività
operativa: aviolanci seguiti da atti tattici che comportavano, fra l’altro, marce
forzate, sopravvivenza, fatiche e tanta solidarietà giovanile, amicizia e senso del
dovere. Invece, il loro volo è finito alla MELORIA.
Bene hanno fatto gli autori delle presenti “note” a fissare le connotazioni di quella
catastrofe. Essi, oltre ad aver pianificato l’esercitazione, hanno vissuto, a fianco dei
familiari dei Caduti, i mesti adempimenti successivi, dalla ricerca del relitto alla
ricomposizione delle salme e alle onoranze. A distanza di decenni, essi hanno sentito il
dovere di fare proprio il motto inciso dagli alpini sull'ORTIGARA:
“PER NON DIMENTICARE”.
Per non dimenticare quei giovani paracadutisti il cui ricordo si salda con quello dei
caduti della “FOLGORE” a EL ALAMEIN e con quello dei paracadutisti caduti nella Guerra
di Liberazione.
Nel cimitero dei LUPI, a LIVORNO, un monumento in onore dei caduti della MELORIA reca
scolpita la frase di un grande italiano, l’allora Presidente della Repubblica Giuseppe
SARAGAT: “…” compito cui essi attendevano era quello della difesa della comune libertà e
indipendenza e di tutti quegli ideali nei quali crediamo. Perciò essi vivranno nella
nostra memoria ”
Ferruccio BRANDI
Già Comandante della “FOLGORE”(1969-1973)
LA COMMISIONE D’INCHIESTA
LE POSSIBILI CAUSE DELL'INCIDENTE
Ai sette Ufficiali italiani, facenti parte della componente nazionale, si uniscono
quelli della componente britannica.
Sono i seguenti quattro Ufficiali:
-Gr. Cpt. David WOOD, pilota personale di Sua Maestà la Regina Elisabetta II;
-Wg. Cdr. E. R. W. LAWSON;
-Wg. Cdr. H. V. CRAIG, del Servizio Sanitario ;
-Sq. Ldr. E. A. P. MADDEN, e un ingegnere civile, Mr. Eric NEWTON.
La presidenza della Commissione compete al Colonnello WOOD, in quanto rappresentante
della nazione cui appartiene il mezzo coinvolto nell’incidente.
Quale perito nell’incidentistica aviatoria l’ingegnere NEWTON è considerato uno dei
maggiori esperti del mondo; significativa la scoperta delle cause che determinarono
l’esplosione in volo dei COMET I, velivoli dell’aviazione civile britannica.
Anche l’Ufficiale della Sanità risulta un profondo conoscitore della sua specifica
materia. Spetta a questa commissione italo-britannica, composta da validissimi
professionisti, ricercare le cause che possono aver determinato l’incidente. Sarà bene
fare subito una osservazione volta a sfatare le voci
ingenerose pubblicate anche in maniera grossolana dai media cioè che l’requipaggio del
C. 130 non era nelle condizioni fisiche atte al volo perché aveva ecceduto nelle
libagioni.
Non è assolutamente possibile che ciò risponda a verità. Seri e preparati professionisti
non si mettono ai comandi di un aereo se le loro condizioni psico-fisiche non sono
perfettamente a posto.
Anche l’ esame necroscopico dei medici legali condotto sulle Salme dei tre aviatori
britannici ha tassativamente escluso la presenza di sostanze alcoliche.
Questo asserto è stato poi confermato anche da un'altra immensa tragedia, che molto
sfortunatamente il Destino ha voluto si compisse: il 3 marzo 1977, alle ore 14 circa, un
C. 130 H dell’Aeronautica Militare italiana, dopo pochi minuti dal decollo
dall5aeroporto di PISA, è andato a schiantarsi contro i Monti Pisani, nel comune di
CALCI con 5 membri di equipaggio - 3 Ufficiali e 2 Sottufficiali – e con 36 passeggeri
-1 ufficiale della Marina Militare e 35 Cadetti della 1A Classe dell’Accademia Militare.
Ai comandi del velivolo il Maggiore Pilota Massimo PRO正TTI,
con il quale i paracadutisti della FOLGORE hanno svolto numerose missioni, specie di
aviolancio di materiale. La Commissione d'inchiesta emise un verdetto chiarissimo:
errore umano.
Quando si verifica un incidente vi sono sempre una serie di concause che danno luogo
alla cosiddetta “catena degli eventi”. Basterebbe che una sola delle maglie non si
verificasse per scongiurare l’evento negativo.
La Commissione d'inchiesta sull’incidente del velivolo britannico ha lavorato
instancabilmente.
I sub britannici, appoggiati dalla nave LAYBURN, hanno ricercato ostinatamente tutti i
“pezzi”,anche i più minuti, del velivolo che
è stato ”ricostruito’’, nel capannone dell’aeroporto di PISA. Anche tutti gli strumenti
sono stati recuperati, elementi indispensabili per “capire”.
Inutile addentrarci in un esame più approfondito. Ci limitiamo alla lapidaria
conclusione dell’operato della commissione: “il velivolo al momento dell’impatto con la
superficie del mare volava regolarmente”.
Come dire: errore umano. Ma il perché lo potrebbero raccontare solo il Capitano HARRISON
ed il Tenente SWAN - PRICE, che erano ai comandi dell’aereo. Il Colonnello WOOD, con un
C. 130 del 38° Gruppo ha effettuato una serie di voli sul mare, cercando,
presumibilmente, di capire questo perché. Nessun segnale di emergenza, l’aereo che “vola
regolarmente al momento dell’impatto”.
Quindi una serie di concause che danno l’avvio a quella “catena”,al
crash finale.
Si possono fare solo alcune ipotesi, ma resteranno comunque tali per sempre.
Dopo la virata su MARINA di PISA per puntare sulla GORGONA, il gesso 4 inizia la discesa
per portarsi da 2000 a 500 piedi, come da ordine d’ operazione.
Forse perché tratti in inganno — è uno degli elementi che si è ipotizzato — dalla luce
rossa intermittente del faro della MELORIA, che ha una frequenza di lampeggio molto
simile a quella della anticollision , la luce rossa lampeggiante posta sulla parte
superiore del timone di coda dell’aereo.
Scambiando la luce del faro con quella del gesso 3 che lo precede di 15” anziché
livellare a 500 piedi, ignorando gli altimetri, il gesso 4 continua a scendere.
Passare da poco più di 100 metri al livello del mare, è questione di secondi.
Oppure gli altimetri non erano "tarati” giustamente, ma questo non sembra essere emerso
dagli esami della Commissione.
Il “Trim” 一 dispositivo che consente di
mantenere il velivolo in assetto di volo livellato senza intervenire sui comandi - non
era correttamente posizionato? Anche questa può essere un’ ipotesi.
Distrazione? Nel volo notturno SUL MARE si manifestano alcuni particolari fenomeni
ottici che possono i ingannare, ma non piloti esperti e questi lo sono di certo. Bisogna
fidare solo sugli strumenti.
Possiamo solo rilevare che quella serie di C.130 britannici non era dotata del radar -
altimetro.
Quindi, ogni ipotesi non potrà trovare conferma alcuna.
Il pilota del gesso 4, e anche il suo secondo, molto probabilmente si sono accorti all’
improvviso della bassissima quota cui si trovavano.
È possibile che, istintivamente, abbiano richiamato il velivolo facendogli assumere un
assetto a cabrare, con dei parametri di volo non adeguati alla manovra imposta.
Ciò ha determinato un primo violento impatto della coda dell’ aereo con la superficie
del mare ed una forte inclinazione a sinistra dell’ asse trasversale del velivolo con
conseguente immersione della semiala sinistra che, facendo perno nell'acqua, ha
costretto il velivolo ad una rotazione di circa 180°. Per inerzia, il velivolo ha ancora
avanzato “a marcia indietro” lungo la direzione di movimento perdendo la semiala destra
con i motori.
Questa, verosimilmente, la dinamica dell'incidente e la spiegazione del perché, sul
fondale, il velivolo aveva la prua orientata verso la terraferma.
Dall’esame necroscopico dei corpi è risultato che, per tutti, il decesso è stato
istantaneo.
In particolare, i paracadutisti, i quali indossavano l’elmetto al momento dell’impatto,
presentavano tutti la frattura delle vertebre cervicali.
Si conclude così la nostra ricostruzione di quegli eventi. Forse incompleta, forse
imprecisa, come del resto tutte le attività umane.
Non abbiamo purtroppo saputo darvi una conclusione provata del nostro racconto....quella
l’hanno portata con Loro i ragazzi della MELORIA .. in quell'angolo di cielo dove vivono
in eterno Santi, Martiri ed Eroi.
(da una pubblicazione del Comitato Caduti dellaMeloria) |