“Uscimmo
a diporto sulla via di Taurisano e quivi un di costoro additandomi quella
chiesuola montanina - “la vedete costì, mi soggiunse, quella è la Cappella
della Madonna della Campana; è uno dei punti più belli di questi dintorni:
vedrete di lassù quanto mondo si scorge, lì potrete fare a bell'agio
i vostri studi e le vostre osservazioni”. Potrai ben capire, mio gentil
lettore, se mi punse il desiderio di salire presto su quell'erta cima e di
fatto il dì seguente, ultimo del Carnevale, giorno di festa per lo stomaco,
di svago per la mente e di elettricità per le gambe preferì l'escursione
solitaria di quei colli, al chiasso ai balli e alle orgie cittadine.
Era una bellissima giornata di febbraio. Alle
nove del mattino movemmo dal paese dirigendoci verso il sud-est per una via
sassosa, malconcia dai carri e dalle acque e messa a pendio. Lasciammo a
destra le cave dei soliti tufi disposti obliquamente sul calcare compatto,
di una grana piuttosto grossa e cementati dalla silice e dal ferro, varietà
di carpari ottimi per le costruzioni. Dopo un breve tratto incontrammo
il canale il quale raccoglie le acque dei due versanti del colle della
Campana e di quello di Casarano, divisi fra loro da una leggiera insenatura;
e quivi il terreno si rendeva più superficiale e sassoso e la coltura dei
campi andava scemando via via, mentre la Flora spontanea riprendeva
tutto il suo vigore. I timi, i cisti, i lentischi le querciole culavano i
muricciuoli della via, mentre gli Asfodeli (veri indicatori della stagione
temperata e primaverile) sollevavano i loro stipiti ramosi cinti di
pannocchi e di fiori bianchi, gli anemoni montani volgevano al sole le loro
corolle roseo-violette, e i ranuncoli i loro petali gialli e verniciati.”
Cosimo De Giorgi, CASARANO E LE SUE COLLINE (Estratto dall'
ARALDO GALLIPOLINO
1872 – 73). |